La crisi economica non ha radici nell’evasione fiscale

Ultimamente, sempre più spesso, per rilanciare l’economia, si sente parlare di “minibot”, di “moneta complementare” e di “moneta fiscale”, una sorta di Lira fiscale, in pratica, una possibile alternativa

La crisi economica non ha radici nell’evasione fiscale

La crisi economica italiana non si deve all’ evasione fiscale ma alla cattiva amministrazione. Senza dover essere degli economisti di fama mondiale, è chiaro a tutti come preziose risorse vengano ad essere assorbite dal debito pubblico italiano. L’ evasione fiscale è oggi un atto di sopravvivenza in alternativa alla delocalizzazione della propria residenza fiscale.

D’altra parte, è proprio andando a fare una pur sintetica analisi sullo stato di salute dei conti dello Stato che, chiaramente, emerge come da un quarto di secolo lo stato italiano si trovi a pagare interessi e, questo, non per erogare, ad esempio, stipendi o pensioni, ma a causa di interessi su interessi.

In altre parole, l’economia italiana risulta essere in depressione fin dal 2008.

Quindi, è quanto mai ovvio che si debbano studiare tutte le azioni possibili al fine di evitare che vi sia una ulteriore recessione.

Alcuni economisti tedeschi, anche per evitare che l’Italia possa andare a compromettere il sistema che regolamenta l’Euro, hanno posto l’accento su quella che hanno chiamato “Parallelwährung für Italien”, ovvero una moneta parallela per l’Italia.

La moneta fiscale è una alternativa valida per il rilancio dell’economia?

Per comprendere meglio come e perché si sia arrivati a questo punto, si devono necessariamente accendere i riflettori su un aspetto che è poco noto al grande pubblico. Infatti, non tutti sanno e non tutti si soffermano sul fatto che è la Bce ad avere, tra l’altro, il monopolio riguardante la produzione della moneta.

Ma allora, come si potrebbe aggirare questo ostacolo senza, però, uscire dall’Euro e tornare alla Lira?

Ultimamente, sempre più spesso, per rilanciare l’economia, si sente parlare di “minibot”, di “moneta complementare” e di “moneta fiscale”, una sorta di Lira fiscale, in pratica, una possibile alternativa per non sottostare al monopolio della Banca centrale europea e, al contempo, per escogitare il modo per cercare di rilanciare l’economia italiana.

Una strada, che a detta di molti economisti, consentirebbe di poter fornire una sorta di extra “potere di acquisto” ai cittadini e, di conseguenza, utile per andare ad attivare un meccanismo del moltiplicatore, facendo sì che, quindi, si vada ad aumentare occupazione, reddito e consumi. Vediamo, seppure sinteticamente di cosa si tratta.

Cosa è la moneta fiscale o Lira fiscale?

Che la si intenda chiamare, con una locuzione oramai in uso, moneta parallela, oppure certificato di credito fiscale, certificato di riduzione fiscale, anche o, pure, titolo di sconto fiscale o Lira fiscale, per moneta fiscale si fa un preciso riferimento ad qualsivoglia titolo di credito che viene ad essere emesso dallo stato, con il quale il possessore ha la facoltà di poterlo usare al fine di pagare le tasse.

In altre parole, tramite di essa, il possessore potrà assolvere, a scadenza, le proprie obbligazioni finanziarie nei confronti dello stato. Ovviamente, per un valore che sarà pari al valore del titolo.

Perché è chiamata moneta fiscale?

Appurato che il suo utilizzo nasce con lo scopo di fornire un titolo tramite il quale il possessore alla scadenza lo potrà utilizzare per pagare ogni sua obbligazione finanziaria nei confronti dello stato, il motivo per cui viene ad essere chiamata anche come moneta fiscale, è dato dal fatto che si è ipotizzato di emettere questo titolo con dei tagli che siano sufficientemente piccoli e, di conseguenza, essendo un titolo trasferibile a terzi, possa circolare quasi fosse una moneta, ossia che possa venire ad essere utilizzato per acquistare beni e servizi.

In sintesi, si tratterebbe di una sorta di moneta fiscale che non sostituisce l’euro, ma che viene ad essere emessa da uno Stato, il quale lo andrà ad accettare alla sua scadenza come pagamento delle tasse.

Attualmente, il governo italiano, sarebbe dell’avviso, al fine di saldare i vari debiti arretrati che ha lo stato nei confronti delle imprese, di emettere questa moneta fiscale, altrimenti nota come minibot, per un valore di circa sessanta miliardi di euro.

Quale potrebbe essere l’utilizzo della moneta fiscale

Per comprendere in meccanismo, si potrebbe portare l’esempio dei crediti per le ristrutturazioni edilizie, un meccanismo che lo stato italiano ha già messo in opera e con il quale è stata data la facoltà di poter andare a scalare da quelle che sono le future tasse, metà della somma di spesa sostenuta.

La “novità” con l’eventuale introduzione della cosiddetta moneta fiscale, sta nel fatto che, una volta estesa la passibilità a imprese e famiglie, questa sorta di “bonus” possa essere trasferibile. In questo modo, chi, ad esempio, avesse necessità di aver dei soldi immediatamente, potrebbe cederlo, scontato del cinque oppure del dieci per cento.

Di contro, chi, invece, è disposto ad aspettare, godrebbe della possibilità di andare a utilizzarlo, alla sua scadenza, per pagare le tasse. Per molti economisti, la sua circolazione interna sarebbe vicina all’euro per valore.

L’altra faccia della medaglia, ovvero il volto meno noto della moneta fiscale

Se fino adesso si è dato spazio agli aspetti che potrebbero essere positivi nell’introduzione di questa moneta fiscale, è da osservare anche l’altra faccia della medaglia. Infatti, se come aspetto tecnico un credito fiscale non venga ad essere classificato in modo contabile come un debito, tuttavia, nella forma, è un debito dello stato.

Difatti, quando chi è beneficiario di questa moneta fiscale, alla sua scadenza, invece di versare all’Agenzia delle Entrate degli euro, andrà a versare questi buoni sconti che lo stato ha emesso. Per evitare un deficit, non a caso, è stata studiata una soluzione che prevede che non si possano incassare questi titoli subito, ma dopo due anni! In questo lasso di tempo, il possessore potrà o rivenderlo oppure scambiarlo.

In conclusione, si metterà in atto un impatto differito, nella speranza che, nel lasso di tempo avuto, si sia andato a materializzarsi un effetto positivo in grado di far aumentare il gettito fiscale e il Pil.

In conclusione come abbiamo visto per mezzo di una astuzia contabile si vuole creare la aspettativa che si possa generare una crescita del Pil tale da produrre un incremento fiscale sufficientemente alto da poter spesare i costi di questa manovra ed al tempo stesso produrre una ricaduta positiva sui redditi degli italiani. Nel frattempo si spera che la amministrazione pubblica diventi più “virtuosa” e che gli sperati effetti positivi di questa possibile manovra non siano altro che un palliativo. Purtroppo noi ben sappiamo che i politici continueranno a spendere male i nostri soldi e alla fine ritorneranno a dirci che è tutta colpa della evasione fiscale, per cui se continua l’accanimento fiscale ancora molti italiani cercheranno soluzioni alternative, magari spostando la loro residenza a Panama, dove possono godere di una imposizione fiscale pari a zero se operano verso l’estero.

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